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“Di dove sei?
Di Riace Riace?
Ahhhhh, i Bronzi di Riace!”
Ho perso anche il conto di quante volte le mie presentazioni a nuove persone siano iniziate così! Dal 1972 il nome di Riace è indissolubilmente legato ad uno dei più importanti ritrovamenti subacquei e da allora si sono alternate varie teorie che hanno contribuito a rendere queste statue e questo posto ancora più misterioso e affascinante. Studi e leggende si intrecciano facendo crescere la curiosità e la voglia di scoprire realmente cosa sia successo quel 16 agosto e nei giorni precedenti.
Se vuoi approfondire l’argomento ti consiglio questo articolo di Giuseppe Roma che crea un interessante parallelismo tra i Bronzi e i Santi Medici Cosimo e Damiano, patroni di Riace:
“La processione che da Riace Superiore si snoda fino allo Scoglio dei santi Cosma e Damiano, che si compie ogni anno nella seconda domenica di maggio, copre un percorso di sei chilometri circa. Se fosse una cerimonia legata soltanto al mare, forse sarebbe più logico seguire un percorso più breve e andare sulla spiaggia di fronte alla strada che scende da Riace Superiore, invece si cerca l’area dove insiste la scogliera per immergere le sacre reliquie dei santi protettori e tornarsene poi a Riace Superiore. Quello spazio evidentemente è considerato dalla comunità riacese quasi uno spazio sacro in cui celebrare il rito”.
Sicuramente più accesi di toni dello storico Giuseppe Bragò che, a distanza di quasi 50 anni dal ritrovamento dei Bronzi, continua a sostenere con forza “un’altra verità”: i due bronzi facevano parte di un gruppo di statue.
Nel suo libro Facce di bronzo, personaggi e figuranti a Riace (Pellegrini, 2008) puoi trovare la sua inchiesta supportata da una documentazione davvero dettagliata. Santi e Bronzi. Bronzi e Santi. Forse ci crediamo, forse no, ma è difficile rimanere indifferenti alle coincidenze!
“San Cosim’e San Domianu, lapriti ‘si porti
Ca stann’assrivandu e li devoti vostri,
stannu venendu de tantu luntanu
San Cosim’e San Damianu, porgitini la manu”
(San Cosimo e San Damiano, aprite le porte,
stanno arrivando i vostri devoti
da molto lontano
San Cosimo e San Damiano porgeteci la mano)
cantano i pellegrini mentre nei giorni delle grandi celebrazioni (25-26 e 27 settembre) pregano e portano doni per le grazie ricevute o per chiedere che le loro preghiere vengano accolte. Le strade di Riace vengono animate anche dalla presenza di centinaia di sinti e rom, anche loro vengono da lontano ad omaggiare con il loro folklore, le loro danze coinvolgenti e i vestiti sgargianti, i santi taumaturgici d’origine turca, scelti come loro protettori e patroni.
La storia recente di Riace continua a parlare di arrivi e partenze e di accoglienza. “Quella barca nel 1998 ha incontrato una comunità con un destino segnato” racconta Domenico Lucano, sindaco di Riace per 15 anni. “Le case erano vuote e l’economia locale era paralizzata. Con un gruppo di amici, compagni di molte attività politiche e sociali, abbiamo fondato l’associazione ‘Città Futura’ e formato una giunta per trasformare Riace nella città dell’accoglienza. Sognavamo una cittadina basata sugli stessi valori della cultura locale, incontaminata dal capitalismo e dal consumismo. Una cultura dell’ospitalità, che trova sempre il modo e lo spazio per accogliere dei forestieri”.
Nata e cresciuta per una buona parte della mia vita di fronte a queste spiagge ricche di storia e scenario di un continuo via vai di viaggiatori, penso di aver ereditato quel sentimento largamente diffuso da queste parti: la filoxenia, l’amore per il forestiero che si traduce in un senso di avvolgente calore. Ho immaginato i miei studenti passeggiare tra le stradine del borgo o godersi l’assoluta pace e la lentezza dei luoghi più nascosti della Magna Grecia dove l’ospitalità è ancora un valore sacro tutto da proteggere. Li ho immaginati immersi completamente in uno scenario nuovo e reale, senza libri e senza lavagna ad imparare, sperimentare e migliorare la lingua dei loro sogni.
L’italiano si impara mangiando un piatto di pasta al pomodoro fatta senza seguire nessuna ricetta e utilizzando ingredienti che profumano ancora di terra. L’italiano si impara condividendo un bicchiere di vino, non importa che ci sia un calice, l’importante è che sia rigorosamente fatto in casa! Ecco perché Tourlallà parte da Riace, perché è qui che sento di poter offrire a chiunque voglia approcciarsi alla lingua italiana, la possibilità di vivere un’esperienza che prima ancora che essere linguistica, è un’esperienza italiana a tutto tondo! Il corso di italiano esce dall’aula per intrufolarsi nella vita di tutti i giorni e per permetterti di imparare in maniera del tutto naturale, lasciandosi emozionare e travolgere dalla meraviglia ad ogni passo che faremo insieme.
Photo credits: Quotidiano del Sud